Il cambiamento climatico al centro dei negoziati internazionali e... dei caffè d'attualità di In
- Sara Valdati
- 26 nov 2015
- Tempo di lettura: 2 min
Dal 30 Novembre all'11 Dicembre si terrà a Parigi la XXI Conferenza delle Parti. Più di 150 Paesi si incontreranno per condurre negoziati che portino ad un accordo universale. L'obiettivo è quello di contenere l'innalzamento climatico.
Ai ritmi di inquinamento di oggi, infatti, il rischio che si raggiunga un aumento di temperatura di 6°C da qui a fine secolo è reale e preoccupante; al fine di evitare squilibri eccessivi gli esperti concordano che, per potersi dire soddisfatti, l’obiettivo su cui si auspica convergano i rappresentanti dei Governi riuniti a Parigi è di contenere l'aumento entro i 2 °C al 2100.
Noi di Inoltre abbiamo dedicato il Caffè di attualità dello scorso 24 Novembre all'approfondimento di questa urgente tematica con il supporto di due importanti esperti: il Professor Di Giulio, professore di Environmental Economics all'Università di Pavia, e Gabriele Porrato, Presidente della Onlus CAMBIAMO.
Grazie alle notevoli competenze degli ospiti, la chiacchierata è stata ricca di excursi che hanno riguardato ad esempio la storia delle problematiche ambientali, ma anche spiegazioni scientifiche delle dinamiche che interessano il nostro Pianeta e chiarimenti circa le prospettive future.
L'esistenza di cause umane alla base dei cambiamenti climatici era stata riconosciuta per la prima volta nel 1992 nella Convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC). Sono poi seguite diverse Conferenze delle Parti, vertici internazionali e sottoscrizioni, passando anche attraverso il protocollo di Kyoto del 1997, ma nessuno dei dei precedenti negoziati ha condotto a risultati significativi.
I nostri ospiti hanno sottolineato gli aspetti che differenziano la COP21: è cambiata la consapevolezza degli Stati, si sente l'urgenza di intervenire, anche se il rischio che rimanga solo una dichiarazione è ancora forte.
Le aspettative sono positive, l'Europa non è più da sola, l'America con il passaggio di governo da Bush a Obama ha cambiato approccio verso il problema. L'impegno americano, seppur solo prospettico, c'è, e anche la Cina per la prima volta si è detta disponibile a riconsiderare il proprio sistema produttivo. Le resistenze maggiori provengono da alcuni Paesi emergenti, ma in buona parte del mondo il clima sociale è cambiato ed è notevolmente aumentata la sensibilità verso la questione ambientale.
L'Europa, dal canto suo, ha già pionieristicamente preso un impegno vincolante, meno il 40% di emissioni entro il 2030, stabilendo obiettivi e relative sanzioni in caso di mancato rispetto. La speranza è che il resto del mondo seguirà, senza indugiare oltre, il buon esempio del Vecchio Continente.
Nel corso del Caffè si è poi dato spazio alle opinioni dei presenti, in uno scambio di riflessioni tutte convergenti verso il punto rovente della questione: si riuscirà a contenere il cambiamento climatico che sembra inarrestabile? Siamo ancora in tempo ad evitare la catastrofe? Quanto può incidere l'impegno dei singoli individui in direzione di comportamenti più eco-sostenibili? Qual è il ruolo che possono giocare le aziende?
Molti gli scettici che vedono nella perdita di visione nel futuro, che ha caratterizzato il progresso industriale, il principale motivo del problema ambientale di oggi. La ricerca delle cause, così come, la proposta di soluzioni restano fronti aperti, in attesa degli sviluppi che seguiranno la COP21.
La velocità dei fenomeni naturali spaventa, ma i saluti sono stati supportati da note di positività.

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